Project Description
OMEOPATIA
Ognuno di noi ha motivi diversi per provare gli stessi sintomi,
ed è proprio la causa di essi stessi e come il malato li manifesta ad indicare il rimedio opportuno
La Medicina Omeopatica
La Medicina Omeopatica è un sistema clinico-farmaceutico che nacque ad opera del medico tedesco Samuel Hanhemann il quale, dopo aver tradotto e studiato attentamente gli studi del Dr. Cullen (al quale si deve la stesura del trattato di medicina “Materia Medica”), ebbe una fenomenale intuizione: sviluppò l’utilizzo di microdosi di sostanze di origine animale, vegetale e minerale per guarire la persona malata senza causare alla stessa effetti collaterali grazie all’utilizzo della dose minima utile.
In Europa più di 100 milioni di persone utilizzano l’omeopatia
Nel mondo 600 milioni di persone utilizzano l’omeopatia
In Italia circa 3 milioni di persone utilizzano l’omeopatia
- Oltre il 61% degli italiani vorrebbe maggiori informazioni da parte del proprio medico
Omeopatia: Scopriamola insieme!
La medicina omeopatica è una sistema clinico-farmaceutico messo a punto dal suo scopritore, il medico tedesco Samuel Hanhemann, che prevede l’utilizzo di microdosi di sostanze di origine animale, vegetale e minerale allo scopo di stimolare la risposta di guarigione naturale nel malato (concetto di “Vis medicatrix naturae”).
Essa fonda le sue radici nel principio del “similia similibus curentur” ossia, “i simili si curino con i simili”.
Facendo un passo indietro, alle origini della scoperta della medicina omeopatica, vediamo un Samuel Hanhemann intento ad osservare fenomeni molto curiosi sviluppatisi dalle sue sperimentazioni a confronto con la medicina dell’epoca (siamo nella seconda metà dell’800 dello scorso millennio) la quale era ancorata agli schemi galenici con presidi terapeutici talora astrusi o pericolosi (setoni, sanguisughe, salassi, purganti, ecc.).
L’intuizione sul come funzionasse il principio del simile che si cura con il simile arriva dalla traduzione di un trattato di Medicina, la “Materia Medica”, di un medico scozzese, il Dr. Cullen.
Qui Cullen raccontava di un caso di intossicazione collettiva di un gruppo di operai addetti alla lavorazione della corteccia di china, usata già allora per la cura della malaria. Gli operai, che avevano assunto accidentalmente dosi elevate di china, presentavano sintomi simili a quelli della malaria, per la quale si utilizzava appunto la china come cura.
Vennero in mente ad Hanhemann gli studi su Ippocrate ed il suo principio di similitudine. Prova quindi ad assumere egli stesso dosi sempre più elevate di chinino, fino a vedere la comparsa di febbre e brividi simili a quelli della malaria, che il chinino è in grado di curare. Egli comincia così a pensare che forse è questo il potere curativo dei medicamenti: la capacità di produrre nel sano una condizione di malattia simile a quella che curano in un malato.
Da qui in poi si sviluppa la sperimentazione su se stesso, su collaboratori a lui vicini e familiari, di svariate sostanze a vari dosaggi, di cui annota minuziosamente gli effetti a livello fisico e psichico. Per evitare effetti pericolosi (sperimentava anche veleni) diluisce le sostanza fino al punto in cui non fossero più pericolose.
Questo è ciò che in omeopatia viene definito il metodo del “proving”: Hahnemann sperimenta i rimedi su individui sani, utilizzando un rigido protocollo, con cui registra i sintomi di tipo psicologico, generale e fisico che il rimedio produce, per potere usare lo stesso rimedio nel paziente che presenterà quei sintomi.
Ciò che evinse dalle sue sperimentazioni fu che rimedi somministrati a basse diluizioni generavano nell’individuo sano sintomi fisici, al contrario dei rimedi ultradiluiti che generavano sintomi psichici. La difficoltà dell’omeopata risulta proprio nell’individuare quanti più sintomi fisici, comportamentali e psichici corrispondano a quelli generati da un singolo rimedio (concetto di Omeopatia Unicista) somministrati ad un individuo sano.
Infine Hanhemann osservò che solo i rimedi dinamizzati oltre che correttamente diluiti in base al caso specifico, risultavano efficaci.
Tutto ciò che egli affermava derivava dalla continua osservazione. Il malato deve essere osservato, conosciuto, e non identificato solo per una determinata malattia.
Ognuno di noi ha motivi diversi per provare gli stessi sintomi.
Redasse tutto nell’ Organon dell’Arte del Guarire, un trattato medico in cui Hanhemann codificò tutto ciò che derivasse dalle sue sperimentazioni. La sesta edizione fu pubblicata postuma alla sua morte, e ciò ci fa intuire quanto fosse importante la revisione continua del suo operato in costante aggiornamento.
L’omeopatia si rinnova progressivamente, oggi non usiamo più gli schemi terapeutici di Hahnemann, ma i suoi concetti con gli strumenti attuali. L’omeopatia ha uno spazio nel patrimonio curativo che non è per nulla alternativo né all’allopatia né a tutte le altre tecniche di trattamento naturale di cura della persona. Il paziente è l’elemento centrale d’osservazione, non la tecnica con la quale si intende curarlo. L’omeopatia non è una medicina alternativa bensì si affianca a tutte le altre con il solo scopo di curare o di prevenire passando attraverso una miglior conoscenza del paziente.
L’elemento psicosomatico della malattia è spesso punto debole della medicina allopatica, ed è qui che può entrare in gioco un patrica clinica differente, atta a risolvere con zero effetti collaterali una problematica che spesso è cronica, come ad esempio una dermatite che ripetute analisi del sangue e trattamenti falliti non riescono a spiegare.
L’eziologia, ovvero la causa della patologia è ciò che l’omeopatia si prefigge di portare alla luce, per rendere innanzi tutto consapevole il malato di ciò che lo affligge e del perché e per trovare la migliore strada per la risoluzione del problema, che sia omeopatica o perché no, anche allopatica. La collaborazione delle scoperte mediche è la forza della scienza e la flessibilità mentale è propria sola del vero scienzato o medico che sia.
Scienziati, statisti e uomini illustri come Darwin, Bismarck, Chopin, Gioberti, Giolitti, Roosevelt, per citare i nomi a noi più noti, e Pontefici tra cui troviamo difensori dell’Omeopatia, dopo aver inutilmente tentato le cure convenzionali prescritte dai migliori specialisti che avevano a loro disposizione come Gregorio XVI, Leone XII, Leone XIII, Pio VIII, Pio IX e Pio XII.
Ad oggi vi sono in Europa più di 100 milioni di persone utilizzano l’omeopatia. 600 milioni nel mondo secondo l’OMS e in più di 80 Paesi.
In India l’Omeopatia è praticata da oltre 350 mila medici, che lavorano prevalentemente in Ospedali pubblici e privati. La Svizzera dal 2017 ha attribuito lo status di medicina convenzionale a cinque terapie complementari tra cui Omeopatia.
In Italia, secondo il sondaggio EMG Acqua 2016, il 4,5% della popolazione (pari a circa 2 milioni e 700 mila cittadini) si affida in modo continuativo alle cure mediche omeopatiche con una frequenza quotidiana o settimanale. Più del 20%degli italiani utilizza invece i medicinali omeopatici almeno una volta l’anno. E in generale, oltre l’80 per cento degli intervistati dichiara di conoscere l’omeopatia.
E sono circa 4 mila i medici che la esercitano con più regolarità.
Dato di non poco conto è il fatto che oltre il 61% degli italiani vorrebbe che il proprio medico di base gli fornisse maggiori informazioni su questo metodo terapeutico.
L’articolo 1 del decreto legislativo numero 219 del 24 aprile 2006 lettera d) così stabilisce: è definito medicinale omeopatico “Ogni medicinale ottenuto a partire da sostanze denominate materiali di partenza per preparazioni omeopatiche o ceppi omeopatici, secondo un processo di produzione omeopatico descritto dalla farmacopea europea o, in assenza di tale descrizione, dalle farmacopee utilizzate ufficialmente negli Stati membri della Comunità europea; un medicinale omeopatico può contenere più sostanze.”
Dal 2017 Sia il Parlamento Europeo (1) che il Consiglio d’Europa (2) hanno chiesto di “assicurare ai cittadini la più ampia libertà di scelta terapeutica e il più alto livello d’informazione sull’innocuità, qualità ed efficacia di tali medicine, invitando gli Stati membri a regolarizzare lo status delle Medicine complementari in modo da garantirne a pieno titolo l’inserimento nei Servizi sanitari nazionali”.
(3) L’Omeopatia entra ufficialmente nel prontuario farmaceutico. L’AIFA dispone le prime autorizzazioni come farmaci per i ‘rimedi omeopatici’, che fino ad oggi non hanno avuto lo status di medicinali. Sono oltre 3.000 i codici di Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC) richiesti. Si tratta di una vera rivoluzione per le aziende omeopatiche.
Inoltre, non è affatto vero che non esistono prove scientifiche di efficacia a sostegno dell’omeopatia: gli studi rintracciabili sulla banca dati medica PubMed che ne dimostrano la maggior efficacia rispetto al placebo – dichiarano i Medici – ” sono pubblicati in numero significativo (4), anche su riviste scientifiche a medio e alto impatto.
(2) http://assembly.coe.int/nw/xml/XRef/Xref-XML2HTML-en.asp?fileid=16727&lang=en
(3) https://www.libriomeopatia.it/articoli/omeopatia_prontuario_farmaceutico.php
(4) Evidenze scientifiche di efficacia in Medicina omeopatica – 1.101 studi pubblicati/indicizzati dal 1949 a oggi, tra cui:
– Revisioni sistematiche con meta-analisi: 16 (Gold Standard)
– Revisioni sistematiche qualitative: 56 (Gold Standard)
– Studi RCT (Randomized Control Trials): 260 (Gold Standard)
– Studi in Agro omeopatia: 113
– Studi osservazionali: 126
– Case report: 41
– Veterinaria : 111
– Ricerca di base (chimico-fisica): 152
– Ricerca di base (pre-clinica): 216
Negli ultimi anni la ricerca scientifica in ambito omeopatico ha fatto passi da gigante. Le difficoltà derivanti dalla standardizzazione del metodo utilizzato dagli sperimentatori, quale quello del “proving” su soggetti sani e malati, ha creato da sempre scetticismo e confusione agli occhi della comunità scientifica, perché appunto basato sull’osservazione e la registrazione scrupolosa di ogni sintomo fisico o psicologico, che i pazienti dimostravano durante la somministrazione dei rimedi rispetto al placebo.
Tuttavia nel corso degli anni le cose stanno cambiando e se prima ci si affidava all’esperienza dell’omeopata quasi come un santone (screditato a priori e bacchettato dalla controparte medica) oggigiorno possiamo vantare la conferma di studi in vitro su cellule (non condizionabili psicologicamente, è chiaro!), studi in ambito di agricolo su piante e studi di medicina omeopatica veterinaria.
Tra gli ultimi progressi in campo di ricerca scientifica omeopatica desideriamo illustrarvi un recentissimo studio condotto dal prof. Paolo Bellavite, docente presso l’Università degli studi di Verona, pubblicato in data 10 novembre 2016 sulla rivista scientifica Plos One.
Egli riesce a dimostrare che l’Arnica Montana omeopatizzata promuove i processi di riparazione tissutale su una linea cellulare di macrofaci, agendo direttamente su essi, modulando l’espressione dei geni deputati alla produzione della matrice extracellulare (statisticamente significativo l’aumento della produzione di fibronectina).
Le diluizioni centesimali dinamizzate di Arnica Montana sono state testate anche in uno scratch model di riparazione della lesione tissutale ed è stato rilevato che svolgono la loro azione aumentando la mobilità dei macrofagi derivanti dal midollo spinale.
Le note proprietà antiinfiammatorie dell’Arnica sono note da tempo in ambito fitoterapico per l’azione dei suoi lattoni sesquiterpenici, tuttavia le altre proprietà ascrivibili alla pianta (come quella della riparazione tissutale) hanno un meccanismo non perfettamente noto.
I risultati di questo lavoro, forniscono dunque nuove informazioni circa l’azione di Arnica montana nella cicatrizzazione e riparazione tessutale, e identificano un nuovo possibile target terapeutico nella regolazione della matrice extracellulare da parte dei macrofagi.
Qui di seguito vi riportiamo diversi link per accedere gratuitamente alla letteratura scientifica in campo omeopatico:
Homeopathy Research Evidence Base: References